Siamo abituati a pensare che prendersi una pausa dal lavoro sia sbagliato. Ci fa sentire in colpa, soprattutto se abbiamo una to do list popolata di voci da spuntare e scadenze da rispettare, soprattutto quando incappiamo in un problema che non prevede una soluzione immediata.
A me è successo qualche giorno fa, quando sono mi sono imbattuta in un problema che non riuscivo a risolvere velocemente. D’istinto ho pensato che se mi fossi concentrata di più, se avessi speso più energie, se non mi fossi fermata alla fine l’avrei spuntata, ma non avevo fatto i conti con i miei limiti e la stanchezza non mi aiutava a pensare lucidamente.
La cosa bella (e brutta) del lavoro in proprio è che non c’è nessuno ti dice “prenditi una pausa” sei tu che te la devi prendere e basta. Dico prendersi una pausa ma non intendo dire cazzeggiare invece di lavorare, ma che il tempo investito per altre attività è utile a rimettere in moto il cervello e che spesso l'idea è solo bloccata e la soluzione era già lì, solo che non si vede perché la si osserva troppo da vicino.
Così sono stata la pc fino a tardi per riuscire a completare la to do list. Sentivo che le energie calavano in maniera proporzionale ogni volta che spuntavo una voce, erano quasi le otto e non avevo ancora preparato la cena. Avevo un problema da risolvere ma non ne venivo a capo e la frustrazione si era trasformata in stanchezza mentale.
Alla fine mi sono decisa e l’ho fatto, la mattina dopo ho staccato la spina e preso le distanze dal problema. Ho lasciato il pc spento e sono uscita a fare una passeggiata di qualche ora con Bubi tra le vie di Fano. Il pomeriggio mi sentivo rinfrescata e con le idee più chiare. La soluzione era lasciare che i pensieri si muovessero liberi, senza costrizioni o schemi mentali. Ho capito che fare una pausa era già parte della soluzione, serviva a soffiare via la polvere e lasciare spazio alle libere associazioni. Così, alla fine della giornata il problema era risolto :)